Nell’ultima puntata de Le Iene, il conduttore Giulio Golia ha realizzato un servizio sull’app Immuni, dopo essere risultato positivo al coronavirus come la collega Alessia Marcuzzi. Come sempre, l’inchiesta mostrata durante la trasmissione di Italia 1 è destinata a scatenare polemiche, oltre a invitare a un’attenta riflessione sull’efficacia o meno dello strumento che il governo italiano ha indicato come tra i più importanti per il tracciamento dei nuovi casi positivi e di chi può esserne venuto a contatto.

Il servizio di Giulio Golia su Immuni

Golia ha raccontato la sua odissea nel caricamento dei dati sull’app Immuni, dopo essere risultato positivo al tampone, rivelando di aver impiegato dieci giorni per riuscirci: un lasso di tempo che, va da sé, renderebbe inutile l’esistenza stessa dell’applicazione, realizzata al fine di tracciare con celerità i contatti che ha avuto la persona risultata positiva al Covid-19.

Si è anche parlato di numeri: a fronte di 155 mila casi positivi in Italia e oltre 9 milioni di download dell’applicazione, su Immuni sono registrati al momento soltanto 999 casi, una discrepanza difficile da non notare e che ha fatto sorgere più di una domanda alla Iena, a maggior ragione ora che si trova in isolamento.

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Inoltre, Giulio Golia ha scoperto che nell’app Immuni non vengono caricati i dati relativi alla Regione Veneto, un’altra mancanza grave che lede l’immagine dello strumento di contact tracing voluto fortemente dal governo e sponsorizzato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in televisione e in Internet.

La riflessione di Giulio Golia sull’app Immuni

La riflessione a margine del servizio è la seguente: “Ora le Asl sono obbligate a caricare i dati su Immuni: ma come si fa se non c’è abbastanza personale?” Di questo ne ha discusso anche in video-collegamento con Andrea Crisanti (virologo dell’Università di Padova), una delle figure chiave per i provvedimenti adottati dalla Regione Veneto nella prima fase della pandemia, venendo poi presi come modelli d’esempio dalle altre regioni italiane. Crisanti ha affermato che l’app Immuni “va molto bene se i casi sono pochi, se invece sono tanti va in sovraffollamento“.

Durante il servizio, Giulio Golia ha provato poi a contattare il presidente Conte, il ministro della Salute Speranza, il commissario straordinario Domenico Arcuri e il ministero per l’Innovazione e la digitalizzazione, ricevendo dall’ufficio stampa del ministro Paola Pisano la seguente risposta:

L’app tecnicamente funziona ed è la stessa tecnologia utilizzata dai Paesi europei. Non ci risultano disservizi dagli utenti iscritti che sono risultati positivi attribuibili ad aspetti tecnologici, e quindi di nostra competenza.

Qui sotto potete vedere il video Mediaset del servizio trasmesso ieri sera da Le Iene sull’applicazione Immuni.

Fonte: Mediaset.it

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