Non è l’Arena, il noto programma televisivo italiano condotto da Massimo Giletti su La7, è stato chiuso a poche settimane dalla fine della stagione televisiva. Un fatto alquanto inusuale e inatteso, che ha suscitato molte domande e congetture sulle reali motivazioni di questa decisione. Ora, grazie a un’inchiesta del quotidiano Il Foglio, si scopre la verità dietro la chiusura del talk show.

Giletti faceva perdere soldi a Urbano Cairo

Passivo di 150mila euro per puntata e raccolta pubblicitaria ai minimi storici

Il Foglio rivela che la decisione di chiudere Non è l’Arena è stata presa principalmente per motivi economici. Secondo il giornalista Salvatore Merlo, la situazione era diventata “addirittura insostenibile”, con una raccolta pubblicitaria ai minimi storici e un passivo di “circa 150mila euro” per ogni puntata. Urbano Cairo, l’imprenditore che controlla La7, è noto per essere attento ai costi e avrebbe deciso di tagliare il talk show a causa della “mancanza di utili”.

La vicenda mediatica mal gestita

35 persone lasciate senza preavviso e un ‘matrimonio’ concluso in modo turbolento

La chiusura di Non è l’Arena ha scatenato un dibattito pubblico tra Giletti e Cairo. Il conduttore non ha attaccato direttamente il patron di La7, ma ha sottolineato come 35 persone del suo gruppo di lavoro siano state “lasciate per strada senza alcun preavviso”. Cairo, dal canto suo, si è limitato a una dichiarazione di rito, sottolineando la libertà di cui Giletti ha goduto nei suoi sei anni alla guida del talk show. Tuttavia, il ‘detto-non detto’ ha alimentato il circolo dei veleni e delle dietrologie, lasciando intuire che il ‘matrimonio’ tra Giletti e La7 si sia concluso in modo tutt’altro che tranquillo.

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