Anche oggi a Mattino 5 tiene banco il caso Alberto Genovese. Nella trasmissione condotta da Federica Panicucci si è parlato dell’interrogatorio fiume di cinque ore, durante il quale Genovese avrebbe ripetuto in più di un’occasione come da quattro anni sia dipendente alle sostanze stupefacenti. A questo proposito, il noto imprenditore avrebbe affermato come la colpa sia attribuibile alla droga, aggiungendo però il condizionale: “Se l’ho fatto“. Dichiarazioni destinate a far discutere, alla luce dell’esistenza dei filmati ripresi dalle telecamere e dalla prognosi di 60 giorni assegnata alla ragazza dall’ospedale dopo la violenza subita.

L’interrogatorio di Alberto Genovese

A raccontare i dettagli dell’interrogatorio è l’inviata di Mattino 5 Sara Tufariello: accanto a lei c’è all’avvocato Lanza, l’uomo che abita nel condominio dove viveva l’ex amministratore delegato di Facile.it e responsabile dello sfratto che ha costretto Genovese a lasciare l’abitazione dove si consumavano i festini.

Queste le prime indiscrezioni riferite dalla Tufariello:

Singhiozza, porta le mani nel capo disperato, chiede a più riprese di poter andare in bagno. Ha raccontato: “Mi drogo da quattro anni, da quando ho perso ogni ruolo operativo nella mia società, ora non sono più l’Alberto Genovese di prima. La dipendenza da sostanze stupefacenti sarebbe peggiorata negli ultimi due anni, assumevo 3-4 grammi di cocaina al giorno. A casa mia tanti assumevano droga liberamente. Quando sono sotto gli effetti della droga non riesco a controllarmi e non capisco più quale sia il confine tra ciò che è legale e ciò che è illegale. Quello che è successo è colpa dell’abuso di droga.

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La testimonianza dell’avvocato Lanza

Sulla vicenda si segnala poi l’intervento dell’avvocato Lanza, testimone di quanto accadeva nel condominio in cui abitava Alberto Genovese.

Io abito da sempre in quel condominio e ho anche lo studio legale lì, per cui questa persona si conosceva per questo motivo, perché organizzava queste feste […]. Ci si accorgeva di questo fatto già dal pomeriggio, quando arrivavano le casse di Champagne in portineria, e i più fortunati condomini avevano la possibilità di andare in seconde case per non rimanere lì a sentire questo scempio. È stato più volte richiamato al rispetto del regolamento condominiale: questa violazione continua ha portato il sottoscritto poi a ottenere lo sfratto di questa persona dall’appartamento (nel 2017, ndr). Quindi quello che voglio dire, praticamente, mi stupisco che nel condominio non siano riusciti a fermarlo prima di quello che è successo.

La posizione dell’avvocato Malmusi

Intanto continuano a far discutere le dichiarazioni di Donata Malmusi, avvocato del caso di Villa Inferno:

Se le cose sono andate come dice la ragazza, e io non posso sapere come sono andate. Chiaro invece se la ragazza va lì, consapevolmente, in situazioni di certo tipo, può rischiare. Questa però è una volontà sua, io continuo a pensarla così.

Come prevedibile, le affermazioni del legale hanno trovato la ferma condanna dallo studio, in particolare da parte di Alessandro Cecchi Paone.

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